(Estratto da “Concrete Wave”, di Michael Brooke,
pubblicazione autorizzata dall’autore per SkateCoffee )


Secondo l’autore questi 40 anni di skate si possono dividere in quattro onde, intervallate da periodi
di eclisse dovuti a diversi motivi socioeconomici e l’onda attuale (2000) dovrebbe essere definitiva per la diffusione globale che questo sport ha raggiunto.

Preistoria

I ragazzini hanno sempre avuto un’affinità per il proprio set di ruote. La bicicletta è il primo esempio, ma per molto tempo le bici furono fuori della portata finanziaria per molte famiglie.

Le alternative erano i carretti, i monopattini e i pattini a rotelle. Quando questi veicoli comprati al magazzino non facevano la magia, i giovani sceglievano di creare da sé i loro mezzi di trasporto. Alcuni costruivano go-kart o soapbox cart (carretti costruiti con le scatole di imballaggio del sapone, tipo Bart Simpson, Ndt); altri fecero quello che sarebbe finito con l’essere la forma primitiva dello skateboard.

Tony Alva.

Il primo tipo di skateboard, che si riporta ai primi del 1900 era in effetti più simile a un monopattino. Era rappresentato da ruote di pattini attaccate a un due per quattro (asse di legno, due pollici per quattro ndt). Spesso la tavola aveva una cassetta di imballaggio del latte inchiodata addosso con il manubrio che sporgeva ai lati per il controllo. (Vi ricordate “Ritorno al futuro”?,Ndt)
Nel corso delle successive cinque decadi i cittini cambiarono l’aspetto di questi aggeggi, levando la cassetta e viaggiando solo sul due per quattro con rotelle d’acciaio. Decine di migliaia di pattini furono smantellati e joiosamente martellati sulle travi di legno.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il nord America fece l’esperienza di un’economia da bomba e di una popolazione che si espandeva. I figli di quel periodo ( i baby boomer) fecero rapidamente sentire la loro presenza nel mercato. Gli anni ’50 avrebbero visto produttori di giocattoli inciampare uno addosso all’altro per uscirsene con l’ultima trovata per catturare l’immaginazione e il porcellino-salvadanaio dei bimbetti dovunque.
La comparsa della televisione li avrebbe aiutati nel compito. Gli yoyo, hula-hoop e simili sarebbero cresciuti e ricaduti in favore giochi all’aria aperta. Era solo una questione di tempo prima che qualcuno raccogliesse il potenziale riposto in quelle rotelle da pattini inchiodate su assi di legno. I primi skateboard commerciali colpirono il mercato nel 1959.
L’alba dell’industria dello skateboard commerciale portò nuovi ed eccitanti progressi tecnologici, come le ruote d’argilla, che fecero la corsa più liscia e resero possibili nuovi trick. Ma segnalò anche la fine di un tempo in cui i bambini ideavano i propri giochi con allegria e caciara.

La Prima Onda 1959-65

La fine degli anni ’50 vide crescere l’interesse commerciale verso il concetto di una tavola da pattinaggio e nel 1959 il primo skateboard Roller Derby era comparso negli scaffali dei negozi. L’introduzione di skateboard prodotti per il commercio coincideva con l’era del surfer, e la gente cominciò a collegare le cavalcate delle onde in mare e le corse su una tavola a terra.
Per quando gli anni ’60 iniziavano a girare, lo skateboard si era guadagnato numerosi seguaci tra la folla del surf.
Ma fu quando Larry Stevenson, editore di”Surf Guide”, iniziò a promuovere lo skateboard, che le cose iniziarono a decollare, Makaha, la compagnia di Larry, progettò il primo skateboard professionale nel 1963 e fu preparata una squadra per promuovere il prodotto.
Le squadre di skate, finanziate dai produttori sarebbero diventate un punto fermo per il commercio e avrebbero giocato un grande ruolo nel portarlo al mondo. Makaha ha anche patrocinato la prima gara di skate, che si tenne a Hermosa, California, nel 1963. Le competizioni con un regolamento alzarono gli standard dello skate e gli diedero il suo status di sport.

Altri fabbricanti apparvero sulla scena.
Per il 1965 c’erano competizioni internazionali, film (Skater Dater), una rivista (The Quarterly Skateboarder) e i tour attraverso il paese delle squadre di skateboard, che avevano alzato lo sport verso enormi picchi di popolarità.
Oltre 50 milioni di tavole furono vendute in quei tre anni.

Poi, d’improvviso, lo skate morì nell’autunno del 1965.

Il primo Crollo era dovuto a prodotti scarsi, troppe giacenze di magazzino e al pubblico sconvolgimento per le corse spericolate. Oltre a rimpiazzare le cigolanti rotelle d’acciaio dei pattini con ruote d’argilla (sic.ndt) che davano una corsa più liscia e a rifinire i truck (gli attacchi delle ruote), ci furono pochi progressi tecnologici.
Alcune compagnie svilupparono ruote di migliore qualità, ma le ruote d’argilla erano le più
economiche da costruire. Comunque, le ruote d’argilla non davano buona presa sulla strada e dappertutto gli skater facevano delle cadute davvero brutte. I comuni iniziarono a bandire gli skate in risposta alle preoccupazioni per la salute e la sicurezza, e dopo alcuni incidenti fatali lo skate fu ufficialmente sbattuto fuori dall’esistenza. I fabbricanti persero enormi cifre di denaro dovute alla cancellazione degli ordini di natale, e lo skate quasi scomparve dalla vista del pubblico.
Ma alcuni skater sinceramente dedicati avrebbero mantenuto vivo lo sport, con un sostegno vitale.

La Seconda Onda 1973-80

La fine dei sessanta sembra essere stato un un periodo meno innocente rispetto all’inizi di quella
decade. Problemi legali e una mancanza di innovazione nel progetto dello skateboard furono i fattori principali nella frenata nella popolarità dello skate che si riscontrò in quel periodo, ma fu anche un periodo di grandi conflitti politici e sociali a livello mondiale, e le attività spensierate come il surf sul marciapiede vennero eclissate nell’immaginazione collettiva da proteste, assassinii e una guerra sempre più controversa. (n.d.t.:J.F.Kennedy,M.L.King, Robert Kennedy, Vietnam)
Lo skate non scomparve del tutto, ma di sicuro entrò in una fase dormiente, finchè una conquista
tecnologica non l’avrebbe riportato in prima linea. Nel 1970, un surfer dal nome di Frank Nasworthy iniziò a sviluppare una ruota fatta di uretano. Usandole la sensazione era magnifica paragonata alle ruote d’argilla, e per il 1973 le Cadillac Wheels di Nasworthy avevano lanciato la seconda onda dello skate.
I fabbricanti di truck come Independent, Bennett e Tracker cominciarono a fare truck progettati apposta per lo skate. Produttori di tavole spuntarono nel tempo di una notte e improvvisamente l’industria fu inondata di nuovi prodotti e nuove idee. Nel 1975, Road Rider aprì con la prima ruota con cuscinetti di precisione, facendola finita con anni di cuscinetti a sfere libere che avevano il vizio di schizzare fuori dal cuscinetto. Lo slalom, la discesa (downhill) e il freestyle erano praticati da milioni di entusiasti.
La rivista SkateBoarder fu fatta risorgere e presto vi si unirono altre pubblicazioni speranzose di guadagnare dal ritorno dello skate. Bruce Logan, Russ Howell, Stacy Peralta, Tom Sims e Gregg Weaver figuravano pesantemente in queste riviste. Lo sport stava girando di nuovo.
Il primo moderno skatepark all’aperto venne costruito in Florida nel 1976 e fu presto seguito da centinaia di altri parki su tutto il Nord America. Con le nuove possibilità offerte dagli skatepark lo skate si mosse dall’orizzontale al verticale, freestyle e slalom divennero gradualmente meno popolari. Anche l’ampiezza delle tavole cambiò dai sei sette pollici (15-18 cm) fino a oltre nove pollici (23 cm). Questo incremento nella misura assicurava migliore stabilità sulle superfici verticali.
Le punte della Seconda Onda includevano Tony Alva, Jay Adams e Tom “Wally” Inouye. Wes Humpston mise in vendita la prima linea di tavole con grafica che fece successo, sotto l’etichetta di DogTown. Subito, dozzine di produttori di tavole misero la grafica sotto le loro tavole.
Skateare nelle pool (piscine con pareti curve) era enormemente popolare e come risultato di una migliore tecnologia gli skater furono in grado di eseguire manovre aeree e andare ben oltre il bordo.
Alla fine dei ’70 Alan Gelfand inventò l’ollie, ovvero l’aerial senza mani, e portò lo skate al livello
successivo. le radici dello streetstyle si svilupparono quando gli skater iniziarono a portare manovre verticali sul terreno piano.

La cultura skate cominciò a mischiarsi col punk e la musica new wave. C’erano immagini di teschi
sugli skate
grazie al genio creativo di Vernon Courtland Johnson alla Società Powell.
La vecchia nemesi dello skate, la preoccupazione per la sicurezza, si rialzò ancora una volta. le assicurazioni divennero tanto costose che molti proprietari degli skatepark chiusero la porta, ed entrarono i bulldozer per finire l’opera.
Per la fine del 1980 lo skate morì un’altra morte e di nuovo molti fabbricanti dovettero affrontare perdite tremende. Come la BMX divenne popolare e la rivista SkateBoarder si cambiò in ActionNow, tanti skater disertarono lo sport. Lo skate diventò underground ancora una volta. Ma anche se gli
skatepark sparirono, un contingente di duri e puri si costruì le proprie rampe e le halfpipe nel giardino di casa e continuò a sviluppare lo sport.

– Seconda Parte –