(Estratto da “Concrete Wave”, di Michael Brooke,
pubblicazione autorizzata dall’autore per SkateCoffee )

La Terza Onda 1983-1991

Altre zuffe legali e la competizione di altre attività giovanili come la BMX portarono a un secondo periodo di riposo per lo skateboarding nei primi anni ’80. Sebbene si tenessero gare di skate l’affluenza era poca e il montepremi ancora minore. Ma come in passato un nucleo di skater dedicati mantenne in vita lo sport. Nel 1981 la rivista Trasher cominciò la pubblicazione nello sforzo di fornire agli skater imperterriti delle informazioni sulla scena skate.
Per il 1983 i produttori di skate iniziarono a vedere lo sport in risalita e la rivista Transworld Skateboarding entrò nella scena skate. Le corse sul vert decollarono nel 1984, seguite a ruota dallo streetstyle. Divennero popolari le rampe di lancio (le jump, N.d.T.). Powell-Peralta creò il primo video skate della Bones Brigade, che aiutò la propulsione dello skate verso nuovi livelli di popolarit&agrave. Emersero numerosi campioni del verticale tra cui: Tony hawk, Christian Hosoi, Lance Mountain e Neil Blender. Nello street Mark Gonzales, Natas Kaupas e Tommy Guerrero crearono nuove variazioni sull’ollie.
Anche il freestyle era parte della scena e Rodney Mullen dominava tutte le contese.
I diritti sulla vendita delle tavole e le vincite delle gare crescevano di scala e qualche skater pro metteva sù guadagni di diecimila dollari ( &poundire 13 milioni all’epoca +/-) al mese. L’ Associazione Nazionale di Skateboard, capeggiata da Frank Hawk (il papà di Tony), tenne numerose gare per tutto il nord America, a volte anche nel resto del globo.
Dozzine di nuovi produttori saltarono sullo skate, ma nella metà degli ’80 solo tre maneggiavano la maggior parte del mercato – Powell-Peralta, Vision/Sims e Santa Cruz. Le scarpe da skate di Airwalk, Vans e Vision divennero enormemente popolari, insieme alla moda skate, anche tra i non-skater.
Verso la fine della decade il centro del fuoco si spostò verso lo street skate e le corse sul vert divennero meno popolari. Un nomero i skater pro decisero di lasciare i grandi produttori e di avviare le proprie compagnie di skate. Uno dei primi a far questo fu Steve Rocco, che avviò le World Industries. Nasceva così la ‘nuova scuola’ di skateboarding. Si focalizzava sugli ollie e sulle manovre ‘tecniche’ e incominciò con un modo di pensare del tutto nuovo.
Per il 1991 una recessione mondiale colpì e l’industria dello skate ne fu profondamente influenzata. Come in passato una cifra di produttori affrontarono grosse perdite finanziarie. L’industria la prese estremamente in negativo e cominciò il processo per reinventarsi.

La Quarta Onda 1993- fino ad ora

La recessione economica fu una doccia fredda per tutte le industrie nei primi anni ’90. Lo skateboard doveva anche vedersela con una nuova nemesi – i rollerblade. Come le altre volte un contingente di appassionati rimasero con lo sport, ma stavolta l’attrito non era così forte come in passato. La crescita della tivù via cavo, satellite e di internet avrebbe portato a una maggiore coscienza dello skateboard nel mondo. I figlioletti del boom (baby boomlet)- la figliolanza dei figli del dopoguerra – stavano entrando nell’età ingrata, la loro adolescenza ribelle. Questo fatto combinato con la loro notevole capacità di spesa portò alla quarta onda dello skateboard- magari fosse la volta buona! E insieme a loro molte giovani madri e padri ripescano le loro vecchie tavole per ricominciare.

 

Per la metà dei ’90 lo skate riemerse ancora e la quarta onda era cominciata. Nel 1995 lo skateboard ricevette un bel pò di illuminazione ai giochi estremi di ESPN2 (Tv via cavo USA). I calzaturifici per gli skater come Etnies e Vans cominciarono a vendere grosse quantità del prodotto e altri produttori di abbigliamento di nuovo impazienti di battere cassa sulla popolarità dello sport.
Alla fine dei ’90 lo skateboard rimane focalizzato sullo streetstyle e l’industria è strapiena di numerosi produttori e rivenditori. In molti casi gli stessi skater professionisti sviluppano il loro prodotto e dirigono la loro compagnia. Il longboard, l’arte un tempo dimenticata di portare grandi tavole ha cominciato a fare un ritorno e il downhill (le discese) è entrato in una dimensione completamente nuova grazie allo street luge (arriva fino a 80 kmh!) In California si ricominciano a costruire skatepark pubblici grazie a un cambiamento della legislazione. Il duro lavoro di Jim Fitzpatrick e dell’ Associazione Internazionale delle Compagnie di Skateboard (IASC) ci assicura che altri stati seguiranno e la costruzione di altri parki è programmata nei prossimi anni.

Nell’arco dei 40 anni passati lo skate ha avuto i suoi picchi e vallate di popolarità. Comunque la tecnologia dello skateboard è grandemente migliorata da quando si usavano le rotelle di argilla. In termini di incidenti lo sport rimane molto più sicuro di football, rollerblade o hockey (in partecipanti incidentati percento). A dispetto della preoccupazione per la sicurezza o delle recessioni economiche, lo skateboard persiste, semplicemente perchè è troppo eccitante per lasciarlo!

 

(c) 1999 Michel Brooke